Presentato al Festival Internazionale di Roma, il film di
Luc Besson “The Lady -l’amore per la libertà” racconta la storia di Aung San
Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace 1991, definita “orchidea d’acciaio” per la
sua coraggiosa opposizione alla dittatura militare che da molti anni
opprime il suo paese, la Birmania.
Dopo l’assassinio del padre, il generale Aung San, leader
della lotta indipendentista, Suu (Michelle Yeoh) lascia il suo paese, va in
Inghilterra, sposa Michael Aris (David
Thewlis), un professore universitario, e
decide di vivere ad Oxford con la sua famiglia. Costretta a ritornare in
patria nel 1988 per le gravi condizioni di salute di sua madre, assiste alla
brutale repressione dei moti studenteschi, un vero bagno di sangue in cui
furono trucidati tremila giovani, e pertanto decide di restare in Birmania per
aiutare il suo popolo. Fonda un partito, la Lega Nazionale per la democrazia,
vince le elezioni (una farsa inscenata dal regime), ma viene catturata e
costretta agli arresti domiciliari per molti anni, poiché si rifiuta di
ritornare in Inghilterra e di abbandonare la lotta.
Seguendo l’esempio di suo padre e le idee di Gandhi, ella si
batte per democrazia, libertà, diritti umani secondo i principi della non-violenza,
guadagnandosi ammirazione e stima sia in patria che all’estero. Costretta a
rinunciare agli affetti familiari, poiché il regime non consente al marito e ai
figli di entrare in Birmania, con grande sofferenza li segue da lontano: non
potrà essere vicina a Michael nemmeno quando egli si ammalerà di cancro e morirà. Il 13 novembre 2010 Suu viene finalmente liberata dalla sua
lunga ed estenuante prigionia.
“The Lady” è senz’altro un film commovente, senza falsa
retorica, che racconta drammatici eventi attraverso i sentimenti: la forza dell’amore di Suu e della sua
famiglia, saldamente unita negli affetti e nella lotta per la libertà, viene contrapposta
all’odio e alla crudeltà di un Potere politico ottuso e corrotto.
Nel corso di un’ intervista, al regista è stato chiesto come
mai egli riesca così bene a penetrare nella psicologia femminile di personaggi
come Giovanna D’Arco e San Suu Kyi. Besson ha risposto che non ritiene di
possedere particolari abilità in tal senso e che i risultati raggiunti sono
solo frutto di un’accurata ricerca della verità attraverso documenti e
testimonianze.
Per questo film la ricerca è stata piuttosto difficile e
lunga, poiché non riuscendo ad aver contatti né con Suu né con la sua famiglia,
si è rivolto ad associazioni internazionali come Amnesty International e agli stessi birmani includendone circa 200
nel cast: ad essi soprattutto egli ha chiesto se ogni scena o dialogo sembrasse
più o meno aderente alla realtà. Ha inoltre aggiunto che oggi nel mondo abbiamo
particolarmente bisogno di persone come San Suu Kyi, di “modelli” che
battendosi per ideali positivi possano trainare gli altri e segnare una svolta .
Un bel film che si avvale di un buon cast, della
sceneggiatura di Rebecca Fryan, musiche di Eric Serra, un film che dovrebbero
vedere tutti, soprattutto i giovani
Giovanna D’Arbitrio