Quando ci sono nuovi terremoti in Italia, ci assalgono
brividi di paura e drammatici ricordi riaffiorano dal passato con tutto il
carico di angoscia e di terrore provati da noi campani in quella terribile sera
del 23 novembre 1980, quando un’interminabile scossa di circa 90 secondi, con
magnitudo 6,9 della scala Richter con epicentro in Irpinia, rase al suolo 36
paesi. Tragico il bilancio: 2.914 i
morti, 8.848 i feriti, 280.000 gli sfollati.
Come se ciò non fosse bastato, ecco arrivare il bradisismo
dell’area flegrea (1982-84) che per circa due anni continuò a destabilizzare il
nostro sistema nervoso già provato dal precedente catastrofico sisma. Come
dimenticare l momenti di tensione e di panico ad ogni scossa, con gli occhi
rivolti verso un lampadario per valutarne il grado con una certa
approssimazione. Eravamo diventati bravissimi a discernere tra 3°,4°,5° grado
della scala Mercalli e ci auguravamo
sempre che l’intensità non andasse oltre.
Solo chi ha bambini (allora i miei figli erano piccoli) può
capire ciò che prova una madre in quei momenti.
Chi poi come la sottoscritta, oltre ad essere madre è un’insegnante,
prova doppia angoscia: si pensa ai propri figli affidati ad altri e si sente
tutta la responsabilità nel gestire bene la situazione per salvaguardare le
vite dei propri alunni, mantenendo la calma e osservando le norme
comportamentali impartite dagli esperti
in sicurezza.
Da uno studio sulla sindrome post-traumatica da stress, promosso
dall’ospedale “Bambin Gesù” col sostegno
della Caritas, è emerso che ancor oggi molti bambini abruzzesi soffrono di
attacchi di panico, senso d’impotenza, fragilità, stato di ipervigilanza. Sono
stati attivati poi percorsi per pediatri ed insegnanti per gestire meglio la
sindrome in tutti i territori ad alto rischio sismico.
D’altra parte si comprende che anche gli adulti
sopravvissuti subiscono gravi shock, alla vista di familiari morti o feriti, case distrutte. Il ruolo della solidarietà diventa allora prioritario:
“non sentirsi soli” è fondamentale in quei momenti. La sensazione di sentirsi impotenti ed abbandonati può essere
terribilmente devastante e generare tanta rabbia contro le inefficienze dello
Stato.
Sarebbe utile leggere il libro di Luigi Mondo e Stefania Del
Principe “l’Intervento psichiatrico e psicologico negli eventi catastrofici” in
cui si possono trovare essenziali informazioni ed importanti linee di indirizzo.