Wes Anderson,
brillante regista americano autore di numerosi film di successo (tra i quali
ricordiamo Rushmore, I Tenebaum,
Moonrise Kingdom), ci regala un altro originale film “Grand
Budapest Hotel”, apparso di recente sugli schermi italiani. Vincitore del
Premio della Giuria 2014 a Berlino, il
film appare davvero come uno
scintillante caleidoscopio di personaggi e situazioni.
Il racconto inizia nel Grand Hotel Budapest a Zubrowka, un immaginario paese dell’Est,
dove il suo proprietario Mr. Mustafa (F. Murray Abraham) incontra un giovane
scrittore (Jude Law) al quale narra le vicende della sua vita. Con un lungo
flash back Mustafa ritorna agi anni ’30
quando egli, giovane immigrato soprannominato Zero (Tony Revolori), viene
assunto da Monsieur Gustave (Ralph Fiennes), abile concierge-gigolo che
circuisce signore anziane in cerca di emozioni. Una di queste, Madame D. (Tilda
Swinton), muore improvvisamente lasciandogli in eredità un prezioso quadro, ma
gli avidi eredi guidati dal figlio Dimitri (Adrien Brody) lo accusano di averla
assassinata. Finito in prigione sarà aiutato da Zero e dalla sua ragazza, Aghata
(Saoirse Ronan) e….poi la vicenda
prosegue tra colpi di scena, intrecci “gialli”, funambolici inseguimenti, gag
divertenti e surreali.
Suddividendo
la narrazione in capitoli sui personaggi principali, Anderson attraversa di
volata 50 anni di storia ad un ritmo frenetico con il suo stile fantasioso,
ironico e raffinato: un racconto immaginario, ma ricco di riferimenti alla
realtà passata e presente, come il regista stesso ha evidenziato dedicando il
film a Stefan Zweig, scrittore austriaco, convinto pacifista, le cui opere
furono bruciate dai nazisti.
Così il Grand Hotel Budapest diventa una
variegata rappresentazione allegorica dell’umanità con i suoi pregi e difetti attraverso i sui numerosi personaggi, esaminati
con una sorta di lente deformante che c’induce ad osservarli più da vicino, con humour ma anche con
un’esplicita condanna contro razzismo, dittature, violenza, ipocrisia e
avidità.
Diversi
critici hanno trovato nel film elementi riferibili al Grande Dittatore di
Chaplin, al cinema muto in genere alle commedie sofisticate di Lubitsch e
Wilder, ai film di Mamoulian e Goulding e perfino ai fumetti, in verità in tale
opera risalta ancora una volta uno stile tipicamente “andersoniano”, con i suoi
dialoghi veloci, colti e brillanti (soggetto
e sceneggiatura di W. Anderson), le sue atmosfere magiche e favolistiche, i
colori sgargianti, l’attenta scenografia (S. O. Gessler)valorizzata dalla
fotografia (R. Yeoman) e da una colonna sonora (A. Desplat) sempre appropriata
all’azione e ai personaggi, interpretati da validi attori.
Un cast stellare davvero eccezionale nel
quale, oltre ai già citati interpreti principali, ne ricordiamo tanti altri come B. Murray, E. Norton,
H. Keitel, J.Schwartzman, W. Dafoe, L. Seydoux, O. Wilson, T. Wilinson, B.
Balaban, M. Amalric, J.Goldblum che con la loro bravura danno rilievo anche a
personaggi secondari.
Giovanna
D’Arbitrio