Purché ovviamente non sia solo “politica d’immagine” come in
passato, ci sembra positiva l’intenzione del nuovo governo di partire dalla
scuola, un settore troppo spesso trascurato che ci ha attirato molte critiche
di recente per i dati sull’analfabetismo, ancora non debellato nel nostro
paese.
“L’ignoranza è forza” afferma G. Orwell nel suo libro “Nineteen
Eighty-four” (del 1948) che descrive un paese governato da un misterioso
dittatore, il Grande Fratello, il quale con varie strategie tiene basso il
livello culturale del popolo per controllarlo più facilmente.
Come madre ed insegnante, ovviamente i problemi scolastici
hanno sempre attirato la mia attenzione e, da quando scrivo su siti on line,
più volte ho evidenziato le carenze della scuola statale, come nel seguente
articolo che risale al 2008, dal quale si evince che la situazione non è
cambiata rispetto al passato.
Ecco ciò che scrissi anni fa: “Tanti sono oggi i gravi problemi
dell’Italia e, tra questi, uno dei più seri è quello della crisi della scuola
statale che non è capace di offrire più ai nostri ragazzi una preparazione
culturale adeguata per affrontare la vita.
Ho insegnato per molti anni
nella scuola dell’obbligo ed ho sempre difeso con tutte le mie forze il diritto
allo studio degli alunni più deboli, più fragili, meno capaci e, in
particolare, dei cosiddetti “svantaggiati”,
non solo nei quartieri a rischio ma anche nelle zone più ricche dove il divario
culturale tra le diverse classi sociali è drammaticamente più marcato ed
evidente. Combattere la dispersione scolastica e offrire una buona istruzione,
inoltre, nella nostra regione, la Campania, significa sottrarre manovalanza
alla criminalità ed offrire ai giovani alternative e scelte di vita più valide
e costruttive.
In tutte le scuole in cui ho
insegnato mi sono battuta per
l’inclusione dei suddetti alunni in corsi di recupero e in laboratori
pomeridiani, per l’intervento di psicologi ed esperti, per una didattica più
idonea al raggiungimento degli obiettivi ecc.., sacrificando talvolta parte del mio stipendio per acquisto di
libri, materiale didattico e altro. Anche se tanti insegnanti come me di solito
raggiungono qualche risultato, tuttavia, è ben poca cosa rispetto a quello che
si potrebbe fare se ci fosse una maggiore attenzione verso i problemi della scuola statale.
Numerose, talvolta assurde e
contrastanti riforme sono state introdotte dai vari governi, riforme che hanno
creato un clima di instabilità, nervosismo e
grave disagio che certamente
non educa e non aiuta i giovani in una
società sempre più corrotta, priva di
valori etici e di positivi punti di
riferimento. Perché il diritto allo studio in Italia non può essere un
obiettivo perseguito da tutti i partiti politici e da tutti i governi come
accade nei paesi più civili?
Sono stati applicati alla
scuola, purtroppo, gli stessi criteri che vengono imposti alle aziende per
ridurre i costi: fusioni, tagli sul personale, precarietà, flessibilità, mobilità,
non stipendi adeguati ma verticalizzazioni del personale, quindi contrasti e
tensioni per accaparramento di incarichi e progetti, lotte intestine per guadagnare qualche soldo in più. Una vera
guerra tra poveri!
Insegnanti mal pagati,
insoddisfatti, spesso assenteisti, non riescono certo a comunicare entusiasmo
ed interesse per la cultura! La qualità si paga! I docenti italiani hanno gli
stipendi più bassi d’Europa. D’altra parte sarebbe giusto far
responsabilizzare, con sanzioni e decurtazione di stipendio, chi non fa il
proprio dovere poiché, oltre a rovinare
gli alunni, genera caos e ostacola anche
il lavoro dei docenti seri e motivati.
E che dire della mancanza di
strutture, soprattutto nelle regioni meridionali, dove ci sono edifici scolastici
fatiscenti in cui le più elementari norme igienico-sanitarie, nonché di
sicurezza, vengono ignorate? Non essendo quindi disponibili spazi necessari per
organizzare il lavoro in modo diverso e
più produttivo, risulta impossibile estendere l’orario curricolare al
pomeriggio e allestire laboratori
(aperti a tutti gli alunni, non a pochi come accade ora) che dovrebbero
rappresentare la parte pratica ed operativa di ogni disciplina, seguendo
l’esempio delle scuole europee.
Concludendo, per la scuola statale, che rappresenta il
sacrosanto diritto allo studio di tutte
le classi sociali, non ci sono mai soldi! Quale futuro stiamo preparando per i
nostri giovani che dovranno lavorare nel contesto duro e spietato della globalizzazione?”.
E ora speriamo che qualcosa
cambi!
Giovanna D’Arbitrio