Tempo presente e tempo passato
sono forse entrambi presenti nel tempo futuro
e il tempo futuro è contenuto nel tempo passato.
Se tutto il tempo è eternamente presente
tutto il tempo è irredimibile.
(Quartetti - T.S. Eliot)
Con questi versi di
T. S. Eliot, tratti dall’opera “Quartetti”, inizia il film “Una Fragile
Armonia” (A Late Quartet), di Yaron Zilberman per raccontare la storia di un celebre quartetto d’archi impegnato nell’esecuzione dell’Opera 131 di
Beethoven, metafora del fluire ininterrotto della vita.
Dopo 25 anni di successi conseguiti “insieme ” collaborando
in perfetto accordo, la grave malattia di uno dei membri, il violoncellista
Peter Mitchell, colpito dal morbo di Parkinson, causa una rottura
dell’equilibrio nel gruppo, scatenando
sopite insoddisfazioni, gelosie, tradimenti ed egoismi.
Daniel Lerner, primo violino ossessionato dalla perfezione
litiga con il secondo violino, Robert Gelart, che vorrebbe strappargli il
ruolo. Incompreso da sua moglie Juliette, tormentata violinista, Robert la tradisce con una ballerina. Come se non
bastasse Daniel crea ulteriore scompiglio innamorandosi di Alexandra, figlia di
Robert e Juliette.
Tra separazioni e litigi il gruppo comunque dovrà affrontare
la nuova stagione musicale cimentandosi nella suddetta Opera 131 (quartetto per
archi n. 14 in do diesis minore) di Beethoven, un’opera particolare in cui l’ uso
dei tempi è molto libero e per fini espressivi il ritmo è piegato a continui cambiamenti senza le pause necessarie ai musicisti per
riaccordare gli strumenti, col rischio
di cadere “fuori tono”. Si intuisce
quindi che la musica è stata scelta ad
hoc per mettere in rilievo le tematiche del film.
Peter con grande pazienza e sensibilità riuscirà a far
ritrovare al quartetto amicizia e buoni
sentimenti, quell’armonia ricostruibile per amore della musica, superando egoismi
di vario genere. Egli stesso cercherà una violoncellista che lo sostituirà e
uscirà di scena con molta dignità, accettando lo scorrere del tempo con i suoi
conseguenziali cambiamenti, nonché le inevitabili contraddizioni degli esseri
umani secondo lui “tutti fuori tonalità”, quando non riescono a mettere in
secondo piano il proprio ego per un positivo obiettivo comune.
Bravissimi gli attori. P.S. Hoffman, C. Keener, C. Waken,
M. Ivanir. I. Poots, davvero notevole la colonna sonora di A. Badalamenti che si avvale di musiche
immortali, scarna la sceneggiatura di S. Grossman e Y. Zilberman (da molti
criticata), ma nel complesso essenziale ed efficace.
Un buon film,
considerando che è l’opera prima di Zilberman, già vincitore di un Oscar per il
documentario “Watermarks”.
Giovanna D’Arbitrio