Il nuovo film di Gianni Amelio “l’Intrepido”, presentato
alla Mostra di Venezia 2013, racconta la storia di Antonio Pane (Antonio
Albanese) che si guadagna da vivere facendo “il rimpiazzo”, cioè sostituendo
lavoratori di ogni genere in lavori umili o strambi, spesso usuranti, per poche
ore o qualche giorno: un personaggio insomma che impersona la quintessenza
della precarietà.
Egli vive tuttavia la sua penosa situazione con ottimismo e
con fiducia verso il prossimo, affrontando ogni giornata con un bel sorriso sul
volto semplice, ingenuo, di una bontà un po’ stucchevole, talvolta poco
credibile, irreale. E in effetti dove lo trovi oggi un uomo come lui, con
pesanti problemi familiari (divorziato, con figlio depresso) che sorride sempre
malgrado una fatica che spezza la schiena?
Intervistato, il regista ha affermato quanto segue: -
L’Intrepido era un giornalino a fumetti…..lo stesso protagonista assomiglia un
po’ ad un fumetto, ha la stessa leggerezza di tratto dei personaggi di quel
giornalino a me caro. E’ anche un po’ eroico…. Poiché per sopravvivere bisogna
tirar fuori il meglio di sé -.
Amelio definisce il suo film “una commedia drammatica”, scaturita
dall’osservazione del mondo che ci circonda e dell’Italia di oggi, raccontata
“con la voglia di non incupirsi mai e con il desiderio di continuare ad aver
fiducia del domani, del mondo che verrà, degli altri……rifacendosi a un’idea
quasi chapliniana del cinema, dove la lettura non deve avvenire sotto la lente
del realismo o del neorealismo come siamo abituati a fare in Italia…..un
racconto un po’ surreale e giocoso del nostro tempo….E’ un film che vorrebbe
respirare l’aria del tempo, ma certe volte trattiene il fiato perché l’aria è
irrespirabile. Il protagonista riesce ad andare avanti fino a quando trova
un’aria più respirabile e salutare”.
L’Intrepido divide stampa e pubblico, raccogliendo consensi
e critiche negative. Ambientato in una Milano gelida e cupa, il film dal ritmo
lento animato da qualche battuta ironica, malgrado le suddette buone intenzioni
del regista e il finale accattivante, lascia un senso di amarezza. Lo spettro
della crisi aleggia pesantemente e concretamente sugli spettatori e…. c’è poco
da ridere!
E’ comunque un film da vedere in cui si apprezzano la
bravura degli attori, in particolare di A. Albanese, la fotografia di Luca
Bigazzi, la colonna sonora di Franco Piersanti, la sceneggiatura di Amelio e D.
Lantieri.
Giovanna D’Arbitrio